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DAL CONFINE AL FRONTE

participatory video, 11', 2016, di Isabella Scarpellini

Regia, Isabella Scarpellini; montaggio Isabella Scarpellini, Luca Berardi, Cristina Lentini; produzione Anima Mundi, Deina, Centro Pace Cesena.

Laboratorio di participatory video a cura di Cristina Lentini e Isabella Scarpellini, produzione Deina

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DAL CONFINE AL FRONTE. IL PROGETTO DI DEINA

La prima guerra mondiale rappresenta il momento di elaborazione e prima sperimentazione di processi culturali e sociali che troveranno piena espressione nel secolo breve. L’immaginario collettivo legato alla Grande Guerra si è sedimentato negli anni immediatamente successivi al conflitto e oggi risulta lontano, sepolto, sovrastato dagli altri traumatici eventi successivi. La ricorrenza del centenario rappresenta in quest'ottica un'occasione importante e stimolante per riflettere sui molti aspetti che fanno di quegli eventi una premessa cruciale, tragica e traumatica della contemporaneità. La dimensione totale e totalizzante della Guerra Mondiale e della sua traumatica elaborazione successiva consente, inoltre, di esplorarne premesse, sviluppi ed esiti sia in un’ottica nazionale, sia in una più ampia prospettiva europea. Riteniamo necessario, in questo percorso, uscire da una prospettiva di mera commemorazione delle vittime dell’ "inutile strage" per cogliere pienamente la complessità degli eventi, dei loro esiti e della loro possibile elaborazione, tenendo conto della pluralità di voci e di attori che furono coinvolti. Muovendosi tra vicende collettive e storie individuali, e addentrandosi nei livelli variabili di lucidità intellettuale e consapevolezza – o completa inconsapevolezza – messi in campo nell’affrontare la guerra, è possibile proporre alcuni percorsi e approfondimenti tematici che sappiano dialogare con l’attualità e stimolare riflessioni critiche sul presente e sul suo modo di relazionarsi al passato, attraverso l’uso (e l’abuso) della memoria, conducendo verso un approccio critico all’attualità. L' obiettivo è quello di costruire un paradigma culturale che abbia in sé gli antidoti agli orrori e alla violenza della nostra storia recente, e risalire a quel “trauma originario” rappresenta un passaggio obbligato. È dunque imprescindibile affrontare il nodo dell’aggressività di stampo nazionalistico, della potenza e pervasività di un immaginario fondato sulla violenza e sulla prevaricazione dell’altro, ragionare sulla costruzione di barriere identitarie, di confini fisici e mentali e sugli strumenti culturali con i quali essi si affermano, indagare la cinghia di trasmissione gerarchica di valori, imperativi, sensi di appartenenza dalle élites alle masse, le nuove grandi protagoniste di questa guerra totale. Infine, come si è detto, sarà cruciale guardare con occhio critico ai processi di costruzione e selezione della memoria pubblica, senza dimenticare che si tratta di un fondamentale momento di preparazione ed elaborazione delle successive ideologie autoritarie.

Il progetto, organizzato dalle associazioni Rime, Deina e Centro per la Pace, ha coinvolto 8 classi delle Istituti Superiori della Provincia di Trieste, Udine, Pordenone e Gorizia, per un totale di circa 200 studenti. Il percorso ha previsto un ciclo di incontri di formazione storica gestiti con il metodo dell’educazione non formale, una giornata in visita ai luoghi simbolo della prima guerra mondiale in Friuli Venezia Giulia e la produzione di un participatory video, realizzato dai ragazzi con l’affiancamento di tutor specializzati.

 

Workshop di Participatory Video a cura di Cristina Lentini e Isabella Scarpellini

Cosa intendiamo per participatory video?

La creazione di un video con approccio partecipativo incoraggia i ragazzi a esaminare il mondo intorno a loro aumentando la consapevolezza in merito alle questioni che reputano importanti. Nel participatory video la qualità del prodotto finale (il video) ha un’importanza relativa; lo spirito è quello per cui chiunque può realizzare un video con strumenti tecnologici di utilizzo quotidiano. Ciò che conta davvero è il processo che porta all’ideazione del video, che vede i ragazzi coinvolti in uno scambio vivace di idee e di opinioni e li stimola a essere parte attiva di un momento di sintesi creativa.

Perché lo utilizziamo?

Attraverso la realizzazione di interviste e brevi video i ragazzi hanno la possibilità di rielaborare l’esperienza vissuta e di contribuire alla creazione di un utile strumento di restituzione; una videomaker professionista si occupa del montaggio dei contributi provenienti da tutte le classi e il video partecipato ottenuto viene poi proiettato in occasione dei momenti assembleari organizzati dai ragazzi nelle varie scuole e diffuso online, in particolare sui social network, pubblicato sui siti delle associazioni partner e inviato a tutti gli enti pubblici della Regione.

Cosa si fa concretamente?

Per questa occasione si è pensato a un breve workshop di participatory video articolato in 2 incontri della durata di 2 ore ciascuno, attraverso il quale i ragazzi si interrogano sul concetto di identità, su cosa significhi per loro essere “italiani” ed essere “europei”, e su come si immaginano l’Europa tra altri cento anni. Ciascun incontro coinvolge i ragazzi, suddivisi in piccoli gruppi, in esercizi e rapide consegne che si pongono diversi obiettivi: acquisire le abilità necessarie all’uso della strumentazione base (smartphone, fotocamera, ecc.); esplorare i concetti chiave (identità, confini, frontiere, conflitto, pace, ecc.); organizzare ed editare interviste sui concetti chiave precedentemente discussi e apprendere le informazioni necessarie alla realizzazione e alla consegna dei video; organizzare ed editare brevi video con riprese in sequenza.

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